Libri, Angelo Polimeno Bottai, i ricordi di famiglia riaprono lo scrigno della storia
Il lancio nazionale del libro di Angelo Polimeno Bottai, responsabile della rubrica Libri del TG1, “Mussolini io ti fermo. Storia leggendaria di Giuseppe Bottai, scelse la patria, combatté i nazisti”, è per lunedì prossimo, 30 ottobre a Roma, nella Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato in Corso Rinascimento, nel bellissimo Palazzo della Sapienza.
di Pino Nano
Mercoledì 25 Ottobre 2023
Roma - 25 ott 2023 (Prima Pagina News)
Il lancio nazionale del libro di Angelo Polimeno Bottai, responsabile della rubrica Libri del TG1, “Mussolini io ti fermo. Storia leggendaria di Giuseppe Bottai, scelse la patria, combatté i nazisti”, è per lunedì prossimo, 30 ottobre a Roma, nella Sala Alessandrina dell’Archivio di Stato in Corso Rinascimento, nel bellissimo Palazzo della Sapienza.

Padrone di casa sarà il Direttore dell’Archivio di Stato Michele Di Sivo, a parlare del libro ci saranno invece Sabino Cassese, Francesco Rutelli e Giovanni Cipriani, essi stessi (per il ruolo svolto nella vita) pezzi importanti della storia repubblicana.

Diciamolo subito, “Mussolini io ti fermo” è un libro con cui l’autore Angelo Polimeno Bottai riapre lo scrigno della storia di famiglia e ricostruisce in termini assolutamente nuovi e rigorosi la figura di suo nonno, Giuseppe Bottai, dando del ventennio fascista una lettura a tratti inedita e a tratti anche sconcertante per tutto quello che certa storiografia moderna ha provato a nascondere sotto il tappeto di casa.

“A Hollywood ne avrebbero fatto un kolossal. Io -scrive l’ex Vicedirettore del TG1- ne ho tratto un libro, mettendo insieme il suo diario e i racconti di sua figlia, mia madre Maria Grazia, di zia Viviana e di zio Bruno, già segretario generale del ministero degli Esteri”.

Un libro destinato a diventare il best seller dell’anno, degna conclusione di un giornalista importante e famoso come Angelo Polimeno Bottai, ”romano de Roma”, classe 1959, già Vicedirettore del Tg1, grande esperto di politica italiana e internazionale, Presidente di «EURECA, idee per l’Italia e l’Europa», associazione senza fini di lucro, anni di lavoro anche a Il Tempo diretto allora da Gianni Letta e poi con Bruno Vespa a Porta a Porta. Alle spalle altri libri di successo: “Alto Tradimento – Privatizzazioni, DC, euro: misteri e nuove verità sulla svendita dell’Italia”, “Non chiamatelo Euro” (2015); “Repubblica atto terzo” (2012), “Presidente ci consenta” (2011).

“Sono nato pochi mesi dopo la sua morte, a 63 anni, per il Parkinson. Un vero peccato, come nipote e come giornalista- confessa Angelo Polimeno Bottai. Giuseppe Bottai purtroppo non l’ho mai incontrato. Un doppio dispetto del destino: come nipote e come giornalista. In questa seconda veste, tuttavia, posso raccontare chi è stato l’uomo che più di tutti ha rappresentato ragione e coscienza del 25 luglio 1943”.

Un racconto avvincente, un saggio a metà strada tra la storia ufficiale e le passioni personali, tra i ricordi di famiglia e i documenti d’archivio, verità incontestabili le prime, ma verità incontestabili anche le seconde.

“Per mio nonno il fascismo era finito il 25 luglio, e tra il fascismo e la patria lui aveva scelto la patria. Il Mussolini di Salò non aveva alcuna legittimità”.

La vita rocambolesca di Giuseppe Bottai, gerarca tra i più importanti del Ventennio fascista, offre nuovi motivi di riflessione sulla recente e tragica stagione del nostro Paese.

“Uomo di cultura di primissimo piano e importante ministro fascista. Caso rarissimo nella storia d’Italia, ha saputo assumersi tutte responsabilità politiche di quella stagione buia”.

Angelo Polimeno Bottai azzarda in questo suo libro più di quanto forse il suo carattere mito e riservato gli avrebbero mai consigliato di fare, e rappresenta Giuseppe Bottai come una figura alternativa che aveva creduto in un “fascismo diverso”.

“Era andato dal Duce a scongiurarlo di recedere dall’alleanza con la Germania, ma lui non volle sentire ragioni: “Ad agosto la situazione volgerà a nostro favore!”. Il nonno apprese il siluramento dalla radio. Tutti i dipendenti del ministero andarono a salutarlo. Ce n’era uno famoso perché lavorava pure di notte, lui gli strinse la mano. Si chiamava Renato Moro. Anni dopo suo figlio Aldo verrà a rappresentare il governo al funerale”.

Giuseppe Bottai, nel racconto avvolgente che ne fa in questo saggio Angelo Polimeno Bottai è “un uomo che si è battuto contro la violenza, contro la propaganda di regime, contro l’affiliazione al nazismo. Si è esposto in prima persona. Anche sui giornali da lui fondati. Ha pubblicato libri censurati e articoli dei più grandi intellettuali antifascisti. Ha cercato di limitare le terribili conseguenze delle leggi razziali”.

Di più, Giuseppe Bottai- scrive Angelo Polimeno Bottai è un uomo che “ha varato una norma fondamentale per difendere l’arte e il paesaggio italiano, un uomo che ha organizzato la «Resistenza dell’arte» per sottrarre oltre diecimila capolavori agli appetiti di Hitler, e lo ha fatto, al culmine del suo dissenso, promuovendo l’ordine del giorno che, il 25 luglio del 1943, ha determinato la fine di Mussolini e del fascismo”.

Ma c’è ancora dell’altro in questo volume, che gli storici contemporanei dovrebbe leggere con estrema attenzione, perché dentro ci sono nomi, dettagli e location che non sempre la storia ufficiale ha saputo raccontare così bene e con tanta spregiudicata severità.

Giuseppe Bottai non si è mai fermato. Ormai cinquantenne, si è arruolato nella Legione Straniera: soldato semplice e sotto falso nome è andato al fronte per combattere contro i nazisti e per riportare la democrazia nel nostro Paese. Un comportamento esemplare, di cui sono fiero e che fa di me un irriducibile sostenitore della democrazia e un altrettanto inflessibile oppositore di ogni forma di dittatura”.

Chi altro come lui? Quale altro ex ministro, fascista o no, ha riscattato le proprie responsabilità politiche al punto di rischiare la vita? Eppure, la figura di Giuseppe Bottai in Italia continua a risultare scomoda. Per i nostalgici del Ventennio è un traditore. Per molti antifascisti nessun protagonista di quella stagione ha diritto all’onore”.

Oggi invece il racconto di Angelo Polimeno Bottai ci restituisce di lui un ritratto inedito e probabilmente vero quanto mai.


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