Tv in Calabria, Telespazio, i primi programmi in onda (2)

Erano gli anni ’80, e immagino che i cronisti più giovani oggi non sappiamo molto di quella fase così esaltante della vita dei calabresi, ma fu davvero una delle stagioni più vive del mondo del giornalismo calabrese. Non solo calabrese. Ecco la storia di Telespazio Calabria.

di Pino Nano
Venerdì 18 Marzo 2022
Catanzaro - 18 mar 2022 (Prima Pagina News)

Erano gli anni ’80, e immagino che i cronisti più giovani oggi non sappiamo molto di quella fase così esaltante della vita dei calabresi, ma fu davvero una delle stagioni più vive del mondo del giornalismo calabrese. Non solo calabrese. Ecco la storia di Telespazio Calabria.

Telespazio Calabria non era solo la prima vera grande televisione di Calabria, era molto di più, e molto altro ancora. Era una vera e propria fucina di talenti e di programmi, di proposte e di provocazioni diverse, di idee costruite apposta per una televisione moderna, e come sempre accade dietro le idee ci sono le storie private di uomini e donne che hanno legato il proprio nome alla televisione di Tony Boemi per sempre.

Vorrei ricordare qui alcuni dei programmi più seguiti della rete in quegli anni e con cui molti di noi sono cresciuti, e vado a memoria d’uomo: Candid Camera Show di Lino Polimeni, nel 1997 è stata la trasmissione più seguita di quell'anno con oltre 500.000 contatti, La Posta di Candy Candy, di Maria Pia Tallarico, Su di giri di Albino TalaricoDomenicasport di Nico De Luca, indimenticabile, per undici anni dal 1993 al 2004 ogni domenica Nico ha raccontato come nessun altro tutto il calcio calabrese in diretta, e poi ancora A Carte Scoperte di Ennio Curcio, Anteprimasport di Orlando Rotondaro, Scopri il Mondo di  Giagà Rubino, amabilissimo format trasmesso senza interruzioni dal 1980 al 1999, un programma di giochi che aveva come protagonisti i ragazzi delle mille scuole calabresi.

E poi, ancora, Liti di Condominio, Pushing, Dance Live, La parola agli esperti, Parliamo di..., Monitor, Osteria dello Sport, Articolo 21, La Santa Messa, pensate primo esperimento nazionale della messa della domenica trasmessa rigorosamente in diretta da una delle mille chiese di Calabria.Indimenticabile anche Perfidia, classico esempio di talk show politico, fortemente graffiante, irritante, irriverente, senza rete e senza censure, condotto in diretta da un grande “animale televisivo” come lo sapeva essere solo lei, Antonella Grippo, una vera leonessa del giornalismo di quegli anni, donna molto colta, dal portamento solenne, che per raccontare la politica usava la graticola a fuoco vivo, ed una proprietà di linguaggio, forbito elitario ed elegante assolutamente inusuale per il tradizionale pubblico televisivo calabrese. Peccato però che ad un certo punto, credo dopo le elezioni regionali del 2010, il programma sia stato poi chiuso. Ma c’è dell’altro. La storia di Telespazio è soprattutto storia di programmi e di rubriche di approfondimento che nel corso di questi ultimi 40 anni hanno profondamente segnato la storia regionale calabrese, anche perché molte di queste finestre televisive avevano poi preso il posto, e a pieno titolo, lasciato vacante dalla RAI, che agli inizi degli anni 80 chiuse di fatto, e per sempre, la programmazione regionale, una scelta che fu a giudizio di molti assolutamente “improvvida” e quasi “demenziale”.

È legato anche a questo il successo naturale e scontato di programmi a cui Tony Boemi teneva in maniera speciale, molti dei quali nati e cresciuti anche dopo la sua partenza da Catanzaro, quando un giorno decise che era arrivato il momento di “spegnere per sempre la sua immagine in TV”.

 

Erano: Eccoci, Insalata di riso, ricordo condotta da Anna Munafò e Marco Bellavia,Voto di scambio, Vino e politica, Su di giri, È sempre domenica, Raggio di sole, Tieni il tempo, Umor candid camera, Mappa dei piaceri, Karaoke night, Garage Band, Inchiostro elettronico, Non solo sport, Masterchef, Food King, Dedicato a te, Tavola Rotonda, Denunce, Mister Chef, Media Smascherati, Cuisine Art, Teatro Live, Lotta Continua, Sapore d'Estate, Mixer, Live Music, Barbecue, Agriturismo Live.

Uno sforzo editoriale quindi, e non solo editoriale, davvero senza precedenti, che impone ad ognuno di noi di sottolineare che dietro ogni programma si colloca il ricordo, purtroppo ormai sbiadito dal tempo, di giovani professionisti, manovali e operatori dell’informazione, che allora erano pieni di vita e di passione, impastati dalla testa ai piedi di amore folle per la televisione, ma perché la televisione, credetemi, è una vera magia. Erano le “braccia” di Tony Boemi. Erano le persone a cui lui aveva affidato il suo giocattolo preferito, e che con la propria faccia e il proprio impegno quotidiano, mettendo in gioco spesso la loro vita privata e i loro interessi familiari, hanno trasformato la “bottega artigiana” del vecchio “Mastro Tony in una delle televisioni commerciali più moderne d’Italia.

 

Proverò a fare qualche nome. Anche qui vado a memoria, e non in ordine alfabetico, ma capirete da soli che non è facile dopo quarant’anni ricollegare i fili spezzati dalla memoria e dal tempo.  Comunque ci provo lo stesso.

 

Ricordo Terry Boemi, Rina Rao, Simona Dalla Chiesa, Maria Pia Tallarico, Maurizio Bonanno, Tonino Condò, Riccardo Giacoia, Piero Pulignani, Vittorio Giummo, Ciccio Ubbriaco, Gabriella D’Atri, Vittore Ferrara, Mimmo Macario, Leo Ciriaco, Paolo Giura, Alfonso Scalzo, Emanuela Gemelli, Magda Boemi, Antonio Stagliano, Rino Tebala, Marcello Barillà, Betty Crispino, Davide Lamanna, Gabriele Bianco, Cesare Scorza Rotundo, Antonio Latella, Gerardo Gambardella, Luigi Grandinetti, Annarita Patania, Gerardo Capezzera, Dante Bilotta, Franco Gariano, Carlo Spadafora, Tonino Umbrello, Enzo Iannì, Rosy Giannini, Stefania Sacco.

 

E poi ancora, Raffaele Nicolò, Enzo Nania, Franco Corrado, Mico Ammendolia, Tonino Pascuzzo, Riccardo Di Nardo, Ernesto Tronca, Vittorio Celano,  Felice Guarna, Franco Santise, Gaetano Caliò, Vanni Belpanno, Giusy Pedace, Raffaele Gaetano,  Carlo Canino, Mario Lucente, Daniele Ravaglia, Patrizia Alcaro, Paolo Grotteria,  Tonino Trapasso, Emilio Barone, Piero Quattrone, Tonino Minicelli, Gabriella Gualtieri, Bice Gullà, Franco Felicetta, Lello Nisticò, Giovanni Aloi, Debora Felli, Antonella Liritano, Maurizio Corrado, Eugenio Capellupo.

 

Non è finita qui. Ricordo Alfredo Caferri, Nicola Madia, Vincenzo Giuliano, Oldani Mesoraca, Raffaele Mannella, Bruno Felicetta, Davide Trapasso, Dino Turcomanni, Antonietta Campagna, Aldo Scozzafava, Franco Donato, Aldo Scozzafava, Ivan Lomanno, Piero Quattrone, Biagio Pantusa, Giuse Barrile, Rita Gentile, Massimo Morabito, Pino Romano, Roberto Piterà, Quattromani, Paki Grandinetti, Giovanni Marcianò, Umberto Conforti, Enzo Paonessa, Stefano Felicetta, Enzo Ciacco, Antonio Bruni, Beppe Chiaravalloti, Alessandra Curcio, Francesco Scarfone, Gino Simone, Carmelo Regolo, Raffaele Mannella, Roberto Janni Palarchio.

 

Ricordo con grande ammirazione anche Pino Iannì, era uno degli uomini-macchina più fedeli di Tony Boemi, il suo regista preferito, e che oggi a distanza di 40 anni da allora è diventato uno straordinario direttore della fotografia per le produzioni di eccellenza di mamma RAI. Ma Pino Iannì, mi ricorda soprattutto le grandi produzioni televisive realizzate negli anni dalle reti di Tony Boemi. Parliamo di veri e propri docufilm d’autore, format di grande impatto mediatico, interamente dedicati alla storia calabrese.

 

Ricordo anche con immensa malinconia un nome per tutti, quello di Mario Foglietti. Mario era stato per anni un mitico regista del TG1, e per anni aveva collaborato e lavorato a stretto contatto di gomito con Enzo Biagi in giro per il mondo. Lasciata la RAI, Mario preferì tornare nella sua città natale, e a Catanzaro, grazie alla fiducia cieca che Tony Boemi gli aveva riservato, riuscì, insieme ad un grande intellettuale calabrese del tempo, il Prof. Luigi Tassoni, a realizzare una serie di “medaglioni”, che erano veri e propri documentari sceneggiati, su scrittori e artisti calabresi storicamente famosi. Da Fortunato Seminara a Mario Lacava, da Andrea Cefaly a Leonida Repaci. Ma la vera grande chicca cinematografica del Gruppo Boemi fu alla fine il Film che in maniera magistrale ricostruì e raccontò la fase più difficile della vita di Cesare Pavese, accusato di antifascismo nel 1935, arrestato e condannato a tre anni di confino nella locride di allora, esattamente a Brancaleone, e che Boemi fece girare e produrre con fondi tutti suoi, ma pretendendo da Mario Foglietti che le maestranze fossero tutte rigorosamente calabresi. E fu sempre Mario Foglietti, con questa classe innata che aveva nel fare televisione sociale, a creare per Telespazio un coordinamento nazionale di emittenti televisive private, che permise alle reti di Boemi di poter raccontare in diretta la prima storica visita in Calabria di Papa Giovanni Paolo Secondo. Un bagno di emozioni e di racconti senza tempo, e senza pari. Se io oggi non avessi lavorato tanti anni alla RAI, e per la RAI, oggi direi senza timore di smentita che anche in quella straordinaria occasione, che fu la visita di Karol Woytila in Calabria e dove noi della RAI arrivammo leggermente in ritardo, c’erano per fortuna loro, che erano arrivati prima di noi. Erano i ragazzi di Tony Boemi. Bravi, straordinariamente bravi, anche allora. In redazione ricordo c’era anche una giovanissima Simona Dalla Chiesa, la figlia del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che nella postfazione che fa al libro di Terri Boemi “Nuda. Confidenze a mio Padre” edito da Michele Falco, ricorda il suo arrivo in redazione e i suoi primi mesi di impegno professionale con grande dolcezza. “Lavoravo nella redazione del telegiornale, in un soppalco raggiungibile da una scaletta di ferro a prova di inciampo, da cui salire e scendere in continuazione al suono del fax – opportunamente situato nel corridoio sottostante - che segnalava l’arrivo delle notizie. Non c’erano i grandi studi e gli spazi ampi e moderni dell’attuale sede di via De Filippis, ma quella piccola struttura piena di attività febbrile mi è rimasta nel cuore, così come mi sono rimasti nel cuore l’affetto e la stima per Tony Boemi. È stato il mio primo “capo” e, come tutti i capi che si rispettino, mi incuteva un po’ di soggezione con il suo fare burbero e di poche parole. Ricordo ancora il panico che mi assalì quando decise che dovevo andare in video (cosa che avevo accuratamente evitato di fare nei miei primi mesi di attività, limitandomi alla preparazione dei Tg) e lo sguardo incoraggiante e severo al tempo stesso di Boemi che continuava a dirmi: “Non ci sono scuse, se ci riesco io...”.(2-Segue)

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