Emigrazione & Giornali d’oltre oceano, i 40 anni de "La Voce" del Canada

Il 12 ottobre Arturo Tridico, fondatore e editore de La Voce, famosa rivista italocanadese, festeggia a Montreal, in Canada, i suoi primi 40 anni di impegno pubblico al servizio della Comunità Italiana in Nord America. In rappresentanza del Governo italiano alla cerimonia ufficiale ci sarà l’ambasciatore italiano a Ottawa Andrea Ferrari, ma ci sarà anche il gotha del Made in Italy.

di Pino Nano
Venerdì 30 Settembre 2022
Roma - 30 set 2022 (Prima Pagina News)

Il 12 ottobre Arturo Tridico, fondatore e editore de La Voce, famosa rivista italocanadese, festeggia a Montreal, in Canada, i suoi primi 40 anni di impegno pubblico al servizio della Comunità Italiana in Nord America. In rappresentanza del Governo italiano alla cerimonia ufficiale ci sarà l’ambasciatore italiano a Ottawa Andrea Ferrari, ma ci sarà anche il gotha del Made in Italy.

Per raccontare questa storia dobbiamo per forza di cose raccontare partire dalla storia personale di Arturo Tridico, perché come sempre accade con la storia della piccola editoria local, Editore e Rivista sono sempre le due facce della stessa medaglia.

Arturo Tridico è certamente uno dei “tanti pezzi” della storia dei calabresi d’oltre oceano. È soprattutto la storia di un figlio di Calabria che conosce il mondo dell’emigrazione calabrese come nessun altro al mondo. Un uomo, un imprenditore, un manager che ha vissuto sulla sua pelle il dramma che ogni figlio emigrato vive lasciando la propria casa di origine e i ricordi della propria infanzia per cercare un futuro diverso altrove.

” Se fossi rimasto in Calabria avrei vissuto accanto alla zappa di mio padre e nella terra del mio paese per tutta la vita. A Pietrapaola non avevo alternative”.

Oggi in Canada, dove è arrivato ancora giovanissimo, lui è una pietra miliare per quanti si occupano di storia dell’emigrazione italiana in Nord America, perché dalla sua casa, dal suo ufficio, dalla redazione de La Voce qui a Montreal è passato tutto il Made in Italy di questo ultimo secolo. Esperto della Consulta Regionale dell’Emigrazione per lunghissimi anni, in passato è stato anche uno dei Consultori del mondo dell’emigrazione calabrese in Canada per conto della Regione Calabria, fortemente voluto dall’allora assessore regionale all’emigrazione Stefano Priolo che aveva visto in lui “un elemento capace di riunire insieme le tante anime della diaspora italiana in Canada”.

Per lui oggi è il momento dei bilanci, e per la rivista che ha fondato, e che da quasi 40 anni racconta gli italiani di successo in Nord America, è anche un momento di festa solenne.

Il prossimo 12 ottobre, il giorno di Cristoforo Colombo e della scoperta dell’America, l’editore e fondatore de La Voce ha riunito infatti insieme il gotha del Made in Italy in Canada, sono soprattutto i 400 protagonisti delle sue copertine, per dire grazie ai suoi lettori che per 40 lunghi anni non solo lo hanno letto, ma lo hanno soprattutto seguito, sostenuto, coccolato, aiutato, confortato, invidiato e mai lasciato solo.

Gli inizi di questa sua lunga avventura editoriale sono stati durissimi, anni in cui nessuno credeva che un magazine come il suo potesse sopravvivere alla crisi mondiale della carta stampata, anni in cui nessuno avrebbe mai immaginato che la rivista patinata realizzata da questo ex ragazzo di Calabria sarebbe sopravvissuta al clima di diffidenza e qualche volta anche di ostilità da parte delle comunità straniere diverse dalla nostra nei confronti degli italiani.

È andata invece diversamente.

Dopo i primi anni di rodaggio La Voce è diventato per tutti uno strumento di vita, e per noi invece, che per mestiere raccontiamo la vita degli altri, e cerchiamo di ricostruire l’anima più intima delle nostre popolazioni residenti all’estero, il giornale di Arturo Tridico continua ad essere un manuale di inesauribile conoscenza. Con dentro, testi rigorosamente in italiano e rigorosamente in inglese, qualche volta anche in francese, di facilissimo accesso dunque sia alla prima generazione di emigrati, che arrivata in Canada a mala pena parlava solo il dialetto della propria terra di origine, che alla terza generazione, quella dei giovani nati in Canada e che magari non sono mai stati ancora in Italia. E poi, ancora, soprattutto migliaia di fotografie in bianco e nero e a colori che raccontano l’evoluzione e la trasformazione della famiglia italiana emigrata in Nord America e che oggi è diventata parte integrante della storia politica e sociale dello Stato del Canada.

Del resto, su uno degli ultimi numeri del 2021, il giornale riporta in maniera analitica i risultati delle elezioni politiche in Canada dando conto dei nomi degli italiani eletti in parlamento, e questo la dice lunga sul ruolo che gli italiani hanno ancora in questa parte del mondo: Tony Baldinelli, Frank Caputo, Michelle Ferreri, Angelo Iacono, David Lametti, attuale Ministro della Giustizia, Patricia Lattanzio, Eric Melillo, l’ex Ministro dell’Emigrazione Marco Mendicino, Anthony Rota, Francis Scarpaleggia, Judy Sgro, Francesco Sorbara, già primo presidente italiano del Parlamento canadese, Filomena Tassi, Karen Vecchio, Julie Vignola e Bonita Zarrillo.

“E non dimentichiamo – scrive Arturo Tridico in uno dei tanti suoi editoriali- che al Senato abbiamo l’on. Tony Loffreda, ex Vicepresidente esecutivo della Royal Bank of Canada, personaggio di prima grandezza qui da noi, già premiato tante volte dalla nostra rivista ed esponente di spicco della comunità italiana”.

La Voce in realtà è una vera e propria enciclopedia della storia dell’emigrazione italiana in Nord America, un sorta di annuario degli italiani del Canada, e soprattutto la più grande cassaforte che sia mai esistita della memoria storica di intere generazioni di italo americani oltre oceano. Forse, quanto lo è stato a Toronto il Corriere Canadese. Forse, quanto lo è stato a New York “America Oggi”. Forse, quanto lo sono stati nel resto del Sud America i grandi giornali stampati in lingua italiana e che il giornalista calabrese Pantaleone Sergi, storico inviato speciale de La Repubblica di Eugenio Scalfari, ha catalogato e analizzato come nessun altro credo mai fatto.

Come dire? “La Voce di Arturo Tridico” rimarrà per sempre un pezzo di storia dell’emigrazione italiana nel mondo, dove studiosi, storici e appassionati di cronache locali, troveranno quello che di bello, o anche di meno bello, la storia ufficiale non ha mai raccontato.

Vi do un solo dettaglio, utilissimo però per capire quanto questo giornale sia stato nei fatti per migliaia e migliaia di nostri connazionali una fonte inesauribile di informazioni e di notizie utili. In rete troverete i “segni” e i “frutti” evidenti di questo impegno editoriale senza precedenti, perché 40 anni di editoria italiana privata in un Paese come il Canada sono certamente una sorta di icona del mondo della comunicazione globale. Il sito ufficiale della rivista è questo: http://www.lavoce.ca/.

Probabilmente Arturo Tridico neanche se ne sarà reso conto nel corso della sua vita del lavoro che lui e il suo staff hanno messo in piedi, ma scorrendo oggi le cover che il sito ufficiale del suo giornale pubblica su internet, e rileggendo le pagine infinite delle sue tante edizioni speciali, che in rete troverete in pdf e quindi in forma assolutamente integrale, allora capirete realmente cosa significhi fare informazione di servizio all’estero.

Io non so se Arturo Tridico abbia mai avuto un solo finanziamento pubblico dallo Stato italiano, ma quello che lui ha realizzato con La Voce è davvero un ponte culturale di altissimo valore antropologico, sociologico, sociale e politico insieme. Ma è anche una sfida giornalistica agli schemi più classici e più navigati della storia dell’informazione scritta in Italia, una vera e propria “prova d’autore” che racconta il meglio dell’italianità nel mondo americano, partendo dai presidenti degli Stati Uniti d’America, e dalle loro vite, per arrivare alle persone più umili e più semplici di questo grande pianeta umano che l’antropologo Vito Teti nel suo ultimo libro dedicato alla solitudine degli emigrati, “La restanza”, chiama sempre di più il “mio paese ombra”.

Alla soglia degli ottant’anni Arturo conserva ancora la freschezza di un tempo, quando in Canada un giovane intraprendente come lui aveva mille porte aperte, e aveva soprattutto la libertà di costruire una stagione di benessere per sé e per gli altri, cosa che lui ha fatto, forse aiutato anche dal giornale che aveva inventato, e che nei fatti gli dava poi anche la possibilità di continuare a sentirsi italiano più di prima, meridionale dalla testa ai piedi, e questo anche nei momenti più difficili del processo di integrazione italiana nel Nord del Canada.

Ogni numero della Voce è una scoperta, dietro ogni copertina del mensile di Arturo Tridico c’è una storia, il più delle volte una storia eccellente, ma dietro ogni storia anche la più “fortunata” c’è sempre tutto il “piccolo mondo antico” che ogni emigrato si era portato dietro in Canada, e dietro questo piccolo mondo antico il ricordo pesante di viaggi interminabili attraverso l’Oceano, da Genova ad Halifax, o da Genova a New York, in attesa di vedere da lontano le luci e il porto di Ellis Island.

“Abbiamo insegnato agli americani a vivere all’italiana, abbiamo spiegato loro – dice Arturo Tridico- che le nostre tradizioni culinarie sono migliori delle loro, e li abbiamo educati a conoscere e a riconoscere il meglio dei nostri prodotti gastronomici. Oggi la cucina italiana qui in Canada la fa da padrona, e non c’è ristorante stellato che non garantisca cibo italiano, e la nostra dieta mediterranea, fatta di alimenti genuini della terra e di olio di oliva di alta qualità, è diventata un must anche per il nord America, dove per lunghi anni l’unico cibo che circolava da queste parti era cibo spazzatura, noi italiani lo chiamavano così. Abbiamo usato le pagine de La Voce per esaltare i nostri valori alimentari, le nostre abitudini, le nostre tradizioni, abbiamo raccontato agli americani perché molti di noi preferiscono ancora farsi il pane in casa con le proprie mani, come lo faceva mia nonna a Pietrapaola, abbiamo poi dato spazio alle storie dei tanti imprenditori di successo che con il proprio impegno quotidiano hanno reso sempre più grande l’economia di questo Paese. Vede, se l’economia americana oggi è una delle economia più forti del mondo, il merito è anche di noi italiani che qui abbiamo solo lavorato e anche tanto creando ricchezza e reddito pro capite”.

In ogni numero di questo magazine italoamericano, pieno anche di tantissima pubblicità locale ma una rivista vive anche di questo, Arturo Tridico ci ha stipato le mille emozioni di quella prima fase dell’emigrazione italiana verso l’America, il che vuol dire i mille sogni di grandezza e di fortuna che ognuno di loro aveva coltivato nei paesi di origine, la sua stessa vita di emigrato, lui figlio di undici figli, che lascia Pietrapaola, uno degli ultimi paesini della provincia di Cosenza, siamo sulle pendici della Sila Greca lungo lungo il corso del fiume Trionto, per cercare fortuna altrove.

Dentro i mille racconti de La Voce c’è soprattutto il senso di riscatto che lui da ragazzo si porta dentro forte come una mission, lui che si rifiuta l’idea di restare in campagna con il padre, che non accetta un futuro da contadino, lui che sogna invece una vita finalmente diversa dall’infanzia carica di problemi e anche di tanta miseria, e un giorno lascia la sua terra natale in cerca del suo nuovo mondo.

Arturo ricorda la sua infanzia con grande commozione, e tra i ricordi più forti che si porta ancora dentro c’è quello di un signore di Pietrapaola, “Mister De Vincenti, il mio padrino, mi voleva molto bene, un giorno mi regalò persino una bicicletta”. Una bicicletta, dunque, che per il Direttore de La voce diventa il simbolo della sua vita futura, “globe trotter” fino alla fine del suoi giorni, fantasista e visionario perché a sette anni Arturo incomincia a fare anche le sue prime fotografie in giro per tutto il basso Ionio cosentino. Una passione mai sopita, e la bicicletta gli permetteva scorribande e gite fuori porta a caccia di immagini e di suggestioni che lo hanno poi accompagnato per il resto della sua vita. Nei fatti, crescendo Arturo diventa il fotografo di Pietrapaola.

Il ragazzo fotografava di tutto, chiunque incontrasse per strada, uomini e animali insieme, contadini e braccianti, boscaioli e donne di casa, giovani e vecchi insieme, intere famiglie a lavoro, la trebbiatura, che era sempre una festa per tutti, la vendemmia, la transumanza, il taglio degli alberi in montagna, puro neorealismo che poi il cinema di Rossellini porterà in giro per il mondo. E come se non bastasse, Arturo trova anche anche il modo per vendere le sue prime fotografie in bianco e nero, che si stampava da solo, e che già allora davano di lui l’immagine di un ragazzo pieno di talento e di fantasia.

Ma per uno come lui non c’era spazio in quel piccolo paese di provincia. Il primo a intuirlo è proprio lui.

Arturo Tridico parte, dunque, da Pietrapaola senza una meta, “un posto vale l’altro”, perché il problema vero per lui era “scappare via da quel posto di immensa solitudine”. Pietrapaola-Tolentino da Macerata, è un salto nel buio per il giovane Arturo che all’età di appena 14 anni fa i primi conti con sé stesso, in valigia un lenzuolo e un cuscino, il resto spera di trovarlo nella Scuola Alberghiera che ha deciso di frequentare per diventare magari uno chef stellato.

Sogni di ragazzi, quindi sogni leciti, bellissimi, naturali, e a volte anche carichi di delusioni e di amarezze. Ma lui ci crede così tanto da investire in questa sua formazione ogni energia possibile e immaginabile. “Sognavo di fare il direttore di un grande albergo”, e così sarà alla fine, perché da Tolentino da Macerata riparte per Venezia, Milano, Roma, Parigi, Londra, Madrid, insomma la trafila internazionale che ogni giovane diplomato dalla scuola alberghiera sa di dover affrontare.

Il vero segreto del suo successo, alla fine, è che Arturo intuisce immediatamente da solo che per sfondare dovrà lavorare il doppio di quanto avrebbe lavorato in campagna con il padre, ma la cosa non lo sconforta per nulla. Anzi, lo carica sempre di più e lo rende forte come una roccia.

“La cosa che più mi ha aiutato in giro per il mondo sono stati gli insegnamenti di mia madre che da piccolo mi ripeteva continuamente “Artù, il sole scalda chi vede”, e che per ottenere qualcosa devi avere l’umiltà di bussare a tutte le porte che trovi lungo il tragitto che percorri, “Bussa e vedrai, ti sarà aperto”. Aveva ragione mia madre”.

Da lavapiatti a cameriere, da magazziniere ad assistente di cucina nei grandi alberghi, alla fine diventa un grande manager dell‘accoglienza in hotel di prima grandezza. Uno per tutti l’Hotel Danieli Excelsior di Venezia, per poi passare all’Hotel Mediterraneo di Roma, uno degli alberghi più famosi di Roma Capitale, era così austero e così bello che durante la Seconda guerra mondiale gli ufficiali tedeschi lo scelsero come proprio quartiere generale. Ancora oggi nei sotterranei dell’hotel ci sono i segni evidenti del passaggio della gendarmeria del Reich.

“Indimenticabile la mia stagione al Danieli di Venezia, con il maestro Angelini che era l’allora patron del Danieli e che mi voleva un mondo di bene. Ero diventato così bravo al Danieli di Venezia che per me si aprirono ben presto le porte dei grandi alberghi, l’Hotel Ambasciatori a Parigi, il Queen Elisabeth a Londra, finché la catena Hilton non mi chiese di trasferirmi definitivamente a Montreal per dirigere l’albergo principe della città canadese”.

Gli anni passano e Arturo ad un certo punto decide di cambiare di nuovo il corso della sua vita, e si tuffa anima e corpo nel mondo delle assicurazioni e dei broker, perché in America il motto dominante era, ma è ancora così, “guai a fermarsi alla prima fermata”.

Tutto questo è La Voce di Arturo Tridico, ma La Voce è anche il racconto accorato dei tanti italiani che alla fine non ce l’hanno fatta, e che pur di non tornare al proprio paese da sconfitti hanno accettato di morire per sempre in terra straniera.

La Voce ricostruisce nei minimi dettagli, attraverso 40 lunghi anni di impegno pubblico e costante, i rapporti di forza a volte conflittuali e complessi tra i vari Governi canadesi e le nostre “tribù di emigrati”, trattati spesso come “indigeni”, erano “gli indiani arrivati dal Mediterraneo”, un’analisi che vale un testo di sociologia generale, tanti sono i riferimenti specifici, i nomi, le location, i numeri a supporto di questo lungo racconto dell’emigrazione italiana.

“Negli ultimi 38 anni di vita della rivista– racconta Arturo Tridico- abbiamo dato voce, attraverso appositi focus a più di 400 personaggi di rilievo in tutto il Nord America. Una sapiente distribuzione de La Voce all’interno delle camere di commercio in ben 10 città del Nordamerica ci rende interlocutori privilegiati nelle strategie di promozione del Made in Italy oltre oceano. Ma non solo siamo presenti in ben dieci Camere di Commercio Italiane nel solo Nord America. Abbiamo alle nostre spalle 25000 copie distribuite ogni due mesi ad oltre 200 realtà tra associazioni, istituti di cultura e consolati che da 38 anni sono punto di riferimento della comunità italiana in nord America. Più che una semplice rivista la voce rappresenta uno stile di vita, una fonte d'informazione per l’imprenditoria in vari campi, un romanzo attualissimo che vuole rendere omaggio alle personalità che hanno segnato la storia dell’emigrazione ed a quelle che contribuiscono a fare grande il Canada e gli USA”.

Per la cerimonia solenne del prossimo 12 ottobre e che Arturo Tridico ha organizzato per i 40 anni della rivista, ha mandato in rete un invito alla grande Comunità Italiana del Canada con un suo messaggio personale che dice così: “Da 38 anni ci accogliete all'interno delle vostre case. In tutti questi anni non mi avete mai fatto mancare il vostro sostengo ed il vostro affetto. Spero, cari amici ed amiche, che possiate apprezzare come me il nuovo sito web della vostra rivista preferita. In caro saluto a tutti voi”.

Tutto in rete, dunque, tutto direttamente a casa propria, sui propri telefonini e i propri tablet, è pubblico persino il grande archivio storico de La Voce, dove gli studiosi potranno da oggi in poi fare man bassa delle notizie locali legate alla Little Italy delle grandi città del Canada.

Insomma, quello che un tempo si poteva sperare di trovare in una grande Biblioteca dell’Emigrazione oggi invece, per volere del suo patron fondatore, La Voce è tutta qui ,a disposizione di chiunque voglia leggerne i mille dossier firmati in tutti questi anni, con una chicca speciale a cui Arturo Tridico fa un riferimento molto veloce, forse spera che il cronista non colga la notizia, ma una dei numeri speciali della rivista, maggio 1990, ospita in prima pagina, e le dedica la sua copertina, una contadina calabrese. Era Grazia Campana Tridico, la mamma del fondatore della rivista e che diventa per l’occasione, con tanto di “maccaturi in testa”, la testimonial della Festa della Mamma di quell’anno a Montreal, una “debolezza” forse a cui neanche lui da freddo manager italoamericano ha saputo sottrarsi. Ma questo la dice la lunga sulla sua umanità.

Così come il numero 72 del giugno 1988, che Arturo Tridico dedica alla sua squadra del cuore, il Cosenza Calcio. Ma c’è tanta altra Calabria che col passare degli anni finisce in copertina su La Voce, soprattutto politici che hanno segnato la vita regionale della sua terra di origine, da Michele Traversa allora Presidente della Provincia di Catanzaro, a Rocco Trento, assessore alla sanità della Regione, ai Presidenti della Giunta Regionale Roberto Occhiuto, Mario Oliverio, Agazio Loiero, Pino Nisticò, all’assessore regionale al turismo Guido Laganà, subito dopo di lui Ubaldo Schifino, a Giovanni Amoruso uomo dell’emigrazione calabrese per antonomasia, all’ex Sottosegretario di Stato Carmelino Puja, a Frank Iacobucci Giudice della Corte Suprema del Canada, a Salvatore Mancuso. E non mancha neanche il tentativo di gemellare la sua rivista con Calabria Live, il giornale che il direttore della rivista Santo Strati pubblica ogni giorno in rete al servizio della Calabria, anche questa una “sperimentazione” che potrebbe diventare in futuro qualcosa di più importante e di più organico.

Insomma, di tutto e di più in questa grande “cassa dei ricordi”, dove Arturo Tridico ci ha messo il suo cuore, la sua fantasia, la sua genialità, il suo savoir faire, il suo talento, e anche il suo coraggio imprenditoriale, perché senza coraggio imprenditoriale un’impresa come questa de La Voce sarebbe stata impossibile da far nascere. Auguri Direttore.


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