Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
Ultime battute della requisitoria in Vaticano del Promotore di giustizia Alessandro Diddi, che in Italia fa l’avvocato e ha fatto il difensore nel processo per mafia capitale. Oggi il promotore (cioè il pubblico ministero) ha riepilogato le sue accuse al cardinale sul palazzo di Londra, sull’operazione liberazione di una suora e il ruolo svolto dalla signora Cecilia Marogna e i due contributi della Segreteria di Stato alla Diocesi di Ozieri e alla Caritas, che aveva come braccio operativo la Cooperativa SPES presieduta da uno dei fratelli del cardinale Becciu, Antonino Becciu. Da qui l’accusa al cardinale di peculato, accusa risultata del tutto infondata e smentita dal vescovo di Ozieri, che ha elogiato di Tonino Becciu la generosità, il disinteresse, l’impegno e l’abnegazione.
Questa è la dichiarazione dei legali del cardinale, i penalisti Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo:
“L’Accusa fabbrica un racconto forte solo di parole offensive”.“Anche oggi abbiamo assistito a un susseguirsi di suggestioni che poco ha a che fare con la ricerca della verità ed il bilancio delle prove, teoremi lontani dalla realtà dei fatti e da quanto dimostrato. Siamo certi che i toni, i modi, il linguaggio di questo Promotore di Giustizia non siano condivisi nella Santa Sede, che le espressioni utilizzate dal prof. Diddi non possano trovare approvazione da parte di Papa Francesco e di Sua Eminenza il Cardinale di Stato Pietro Parolin. Il Cardinale è innocente, lo abbiamo dimostrato e non è alzando i toni e usando epiteti offensivi che si può cambiare la realtà. Non ci faremo spaventare dalle urla e dalla veemenza espressa in aula e continueremo a proclamare la sua innocenza, ormai resa evidente a tutti dall’istruttoria dibattimentale”..
“Il Promotore di Giustizia- aggiungono i penalisti Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo- persevera nel tentativo di fabbricare un racconto mediaticamente forte ma concretamente privo di alcuna logica e, soprattutto, di prove che lo dimostrino, nel quale si confondono continuamente i piani tra il diritto penale e il diritto canonico. Al rappresentante dell’accusa sembra non importare assolutamente il fatto che, anche tramite la signora Marogna, il Cardinale si attivò per la liberazione di una suora rapita, e quindi per salvare una vita umana. Un’operazione che Monsignor Becciu condusse in maniera riservata su diretto mandato del Papa, tanto è vero che il Santo Padre autorizzò il successore di Monsignor Becciu, Peña Parra, a continuare nei pagamenti nell’ambito dell’operazione per liberare la suora”.
“Con la sua requisitoria – concludono i penalisti Fabio Viglione e Maria Concetta Marzo - sventola un drappo rosso che copre le debolezze dell’impianto accusatorio e in maniera non diversa continua a celare numerosi elementi cruciali dietro un omissis, come polvere sotto al tappeto”.