Simone Curati ed il suo lungo viaggio di ritorno dall’Australia in Italia senza mai usare un aereo
Prossime tappe via terra, attraversare il Pakistan, l’Iran, la Turchia prima di rientrare in territorio europeo ed infine in Italia.
di Francesco Tortora
Martedì 04 Luglio 2023
Dal nostro corrispondente a Bangkok - 04 lug 2023 (Prima Pagina News)
Prossime tappe via terra, attraversare il Pakistan, l’Iran, la Turchia prima di rientrare in territorio europeo ed infine in Italia.

Le lacrime non più trattenute, scoppiate all’improvviso, non appena arrivato accanto alla banchina del tempio buddhista, hanno fatto capire subito che si stava vivendo in piena coscienza il senso di una grande esperienza epica. Simone Curati ha intrapreso un viaggio lungo due anni e mezzo dall’Australia ed ha attraccato intorno alle 12,00 del 2 luglio 2023 alla banchina presso il Tempio Wat Worachanyawat, non lontano dalla nota e grande mall area Asiatique, attraversando il fiume Chao Praya che attraversa la capitale thailandese Bangkok. 

Simone Curati, bresciano di Pralboino, dopo la laurea in Economia, aveva deciso di lasciare l’Italia per l’Australia, inizialmente per la implementazione di un progetto informatico per conto di una azienda informatica bresciana. Si trattava, in quel momento, di un desiderio di aggiungere ulteriori competenze, o meglio espanderle, portandole ad un livello di respiro più internazionale. Per questi motivi, Simone Curati arriva in aereo in Australia nel 2020. Proprio in Australia, da sempre animato da spirito sportivo, decide di navigare in kayak il fiume Murray, un percorso acquatico e fluviale lungo 2.400 chilometri. Quella esperienza costituisce il primo step di un progetto successivo, ritornare in Italia senza prendere un aereo, via mare e via terra, partendo da Singapore. 

Questa sua idea sembra riecheggiare il viaggio intrapreso da Tiziano Terzani e condensato nel suo libro “Un indovino mi disse” dove, appunto, descrive il suo lungo percorso asiatico senza mai, però, usare un aereo. 

Addenta un panino con affettati italiani, il primo panino con sapori italiani dopo due anni e mezzo e gusta il momento condiviso e preparato da un gruppo di italiani che si sono aggregati attraverso una pagina social di Facebook, “Piccolo Club degli Italiani in Thailandia” fondato e gestito dal solerte Max Ferrari che tiene sotto controllo un club virtuale tutt’altro che “piccolo”, i membri infatti, sono 3.068. Tra coloro che hanno spontaneamente voluto sponsorizzare l’evento dell’attracco a Bangkok di Simone Curati, annoveriamo Giancarlo Stefana (Jet Italian Deli) che ha allietato tutti i convenuti con focacce, grissini, affettati freschi italiani importati e Gianni Favro, fondatore e titolare del ristorante Gianni annoverato nella Guida Michelin sito in Witthayu (Wireless Road) il quale ha messo a disposizione una pregiata bottiglia Magnum di Prosecco in una edizione molto particolare data la natura dell’evento. 

“Nelle acque malesi -racconta Simone Curati- sono capitato nel bel mezzo di una vera e propria tempesta monsonica, le onde -alte anche tre metri- passavano sotto di me e sembravano allungarsi senza particolari danni al mio kayak ma quando ho tentato di avvicinarmi alla costa per mettermi al riparo, la potenza delle onde che si infrangevano, ha capovolto il kayak sei, sette volte. Ero solo, sotto una pioggia violenta, battente e con la mia barca più volte rovesciata. L’ho rigirata e messo in salvo me stesso più volte ma quando sono riuscito ad arrivare sulla riva, ero stravolto, senza più forze, miracolosamente salvo ma con tutto ciò che avevo con me totalmente bagnato. Il mio telefonino, strumento essenziale per restare in contatto con eventuali soccorritori e con le coste dei Paesi lungo i quali navigavo era ormai inservibile, i miei documenti erano impregnati di acqua marina, completamente inzuppati”. 

Nelle parole del navigatore e viaggiatore bresciano, ogni volta che è stato sulla terraferma, qualcuno ha deciso di dargli spontaneamente supporto umano ed aiuto, del cibo, un luogo dove ripararsi senza chiedere troppo sul luogo di provenienza o dove fosse diretto o su cosa stesse esattamente facendo. “In realtà -afferma Simone Curati- in Thailandia c’è un maggiore controllo sugli stranieri rispetto a quanto accade in territorio malese. In ogni caso, assolte le operazioni di controllo sui documenti, sono sempre stato trattato con tatto e con atteggiamento di sostegno e supporto”. 

Giunto a Bangkok, grato per la buona riuscita del suo ultimo tratto fluviale, si è tuffato nel Chao Praya, ha ringraziato i monaci del tempio buddhista che si affaccia su quel tratto del fiume che attraversa la capitale thailandese, ha ricevuto -unitamente agli amici del “Piccolo Club degli Italiani in Thailandia”- la benedizione dei monaci, ha condiviso il cibo italiano che era stato portato un po’ da ognuno, tanto da coloro che hanno deciso di dare una mano e sponsorizzare l’evento storico. 

Simone Curati, appena arrivato sulla banchina del molo del tempio, ha incontrato anche l’acquirente del suo kayak che ora potrà percorrere altri mari ed altri fiumi, vedere nuove avventure ed essere soggetto di altri panorami. La contrattazione è avvenuta ancor prima dell’attracco, i due oggi sono amici. C’è un legame mistico ed intimo tra coloro che vivono nel viaggio, nello scorrere sulla superficie d’acqua a bordo di un kayak. 

Simone Curati farà sosta per circa un mese in Thailandia, studierà bene il da farsi e valuterà bene i limiti e le prospettive circa la prossima evoluzione del suo viaggio, dato che dovrà affrontare un altro scoglio notevole, attraversare il confine con il Myanmar, una Nazione che sta vivendo una lunga stagione dolorosa e piena di umana sofferenza. 


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